domenica 30 agosto 2015

Un milione di lacrime

Non mi ricordo com'è iniziato. Per te è solo un gioco, per me deve restare tale.
Quando ti ho conosciuto in realtà non avevo nemmeno capito il tuo nome.
Non mi ero mai interessata troppo a te. Mi incantavano i tuoi racconti, la tua esperienza infinita in confronto alla mia, tutto ciò che avevi visto. Nonostante la ricchezza da cui eri uscito, mantenevi una semplicità e una purezza che pochi altri al tuo posto avrebbero saputo mantenere. 
Il tuo sguardo perforante. Le tue mani possenti. La tua muscolatura.
Gentile con me? No, eri molto di più. Mi riempivi di complimenti che all'inizio mi facevano ridere. Anche quando avevo la faccia gonfia e rossa. Quando a cena ci desti l'annuncio sarei sprofondata perchè capii che era tardi, bevvi un bicchiere colmo d'acqua tutto d'un fiato. Ma non hai smesso coi complimenti. Nemmeno ora. Avance non velate, pure con quel vecchio ad incoraggiarti in una situazione poco consona. 
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Per non parlare di quella sera. Non ero mai stata a quel tipo di feste, tutto stava andando male e avrei ucciso il mio compagno perchè mi aveva ferita per la milionesima volta, mettendo sempre i suoi amici davanti a me, e rendendosi ridicolo per colpa della solita grassona che cerca di farci lasciare, quando sei comparso tu. Non mi ero illusa pensando di vederti. Sentii un tuffo al cuore. "Non guardarmi così". E come avrei dovuto guardarti? Mi hai abbracciata, mi hai fatto ridere, ricordo ancora la tua testa sul mio collo e sul mio petto, le tue labbra e la barba sulla mia guancia, le tue mani altrove. Non accadde altro. In un attimo tutti i miei pensieri erano scomparsi. Avrei voluto sentire quello dal mio compagno, non da te. Infinatamente sbagliato, meravigliosamente reale. 
Poi iniziarono i sogni dell'inconscio, accentuati ultimamente, quelli in cui non posso agire. Con te, il tuo corpo, le tue mani, la tua bocca. E ogni volta che vedo il tuo sguardo, il ricordo di quei sogni non fa che mostrarmi un presagio di qualcosa di sbagliato che potrebbe accadere.

Sbagliato per tutti tranne che per noi.

lunedì 13 aprile 2015

Non esiste prospettiva senza due punti di vista

Molti dicono che se ci fosse Dio non ci sarebbe sofferenza, guerra, dolore.
Senza il male non si saprebbe cos'è il bene.
Se si ama una persona, non la si mette forse alla prova? Non si verifica che il suo comportamento sia corretto nonostante tutto intorno a lui vada storto, nonostante tutti i piani che aveva fatto, tutti i progetti che si era preposto falliscano? Perchè Dio non dovrebbe fare così? Se vuoi bene ad una persona, le lasci fare tutto ciò che desidera? Realizzando subito ciò che desidera una persona è felice? La risposta a quest'ultima domanda è assolutamente no. Si è felici nel momento in cui ci si accorge di essere giunti all'obiettivo, di aver realizzato ciò che si desiderava, e poi stop. L'entusiasmo finisce, si deve trovare un altro progetto o sarà tutto finito. E' il percorso che compiamo che ci fa "crescere" e migliorare interiormente, la scalata, non il "raggiungimento" in sè della vetta. E' la fatica, l'impegno, l'ostinazione. Perchè Dio ci dovrebbe togliere tutte queste cose?
Allo stesso modo se si ama una persona, si sta con lei anche nei momenti difficili, anche quando non si sa come aiutarla. Dio ci sta accanto anche allora, ma siamo troppo impegnati a disperarci per accorgerci di Lui.

E dopo quest'introduzione filosofica, passiamo al titolo. Perchè continuare con una persona con cui sono più le differenze delle cose che accomunano? Perchè ostinarsi a provarci ancora? Uno dice bianco e l'altro risponde nero. Perchè senza il suo punto di vista non ci sarebbe nulla. Come quando non c'era. Non solo non esiste prospettiva, non esiste futuro. Se ci fosse solo luce non ci si accorgerebbe di essa.